In Italia il deficit di sonno fa perdere fino a 5 miliardi di euro l’anno

 

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Tutti i costi del cattivo sonno: i dati dello Sleepiness and Human Impact Assessment di Sergio Garbarino evidenziano che la perdita di produttività delle aziende per i disturbi del sonno supera lo 0,5% del PIL

Milano, 10 giugno 2016 – Flessibilità e cambiamenti dello stile di vita degli ultimi vent’anni hanno inciso significativamente sull’incremento dei disturbi del sonno e sulle conseguenze da questi derivanti. Questi disagi hanno inevitabilmente catturato l’attenzione di politici ed economisti a tutte le latitudini. Negli Stati Uniti si stima che siano 70 milioni le persone affette da disturbi del sonno ed è stato dimostrato che gli stessi siano responsabili di mortalità prematura, abbassamento della qualità della vita, deficit delle performance e decremento della produttività lavorativa.

Il problema non può più essere ignorato, poiché il sonno incide sulla qualità di qualunque prestazione professionale, con conseguenze significative per le tasche delle aziende, in ogni settore. Da quello dei trasporti a quello finanziario, dormire male equivale a perdere soldi.

L’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che i costi totali, diretti e indiretti, derivanti dall’OSAS (sindrome delle apnee croniche ostruttive nel sonno), una patologia del sonno molto diffusa fra gli adulti, al pari del diabete, si aggirino fra i 3,5 e i 5 miliardi di euro, ovvero una percentuale che corrisponde a circa lo 0,5% del PIL. Le principali voci di spesa derivano da costi di ospedalizzazione, perdita della produttività e dalle spese derivanti dagli incidenti stradali. Lo stesso studio dimostra che, se il 75% dei pazienti affetti da OSAS venissero curate, si risparmierebbero circa 2,8 miliardi, con una drastica riduzione degli incidenti stradali e infortuni sul lavoro e un netto incremento di giorni lavorativi.

In Italia le ultime stime parlano di almeno 4 milioni di persone affette da insonnia cronica e circa 9 milioni con qualche forma di disturbo del sonno. Ad aggravare il quadro ci ha pensato recentemente uno studio pubblicato su Sleep 2001, condotto dal team del dottor Sergio Garbarino dell’Università di Genova, che denuncia come quasi il 22% degli incidenti stradali sia attribuibile al fattore sonnolenza. In cifre, si tratta di 7.360 sinistri, per una spesa di 1,5 miliardi di euro l’anno.

tutti i costi del cattivo sonnoProprio per cercare di arginare questa ecatombe, all’inizio del 2016 anche l’Italia ha recepito la direttiva Ue numero 85, attraverso il decreto legge del 3 febbraio 2016: il rilascio o rinnovo della patente di guida, per i soggetti con sospetta OSAS con un profilo di rischio elevato, deve essere subordinato a una ulteriore valutazione specialistica, che si avvale tra gli altri di un esame specifico, la polisonnografia cardiorespiratoria.

Partendo dal presupposto che la prevenzione è l’arma vincente per affrontare l’OSAS, è chiaro che una delle criticità che stiamo affrontando è quella della pianificazione sanitaria della patologia, per fornire ai cittadini un percorso diagnostico di trattamento e un follow-up il più possibile rapidi ed efficaci. Solo attraverso un approccio multidisciplinare tipico di questa malattia possiamo raggiungere concreti risultati per la salute e la sicurezza dei cittadini, con una conseguente riduzione del rilevante danno economico”, spiega Sergio Garbarino, medico esperto e membro della commissione per il recepimento della direttiva europea, oltre che consulente scientifico presso SONNOMEDICA, centro medico a livello nazionale dedicato alla medicina del sonno.

Proprio per tentare di arginare queste perdite, sono sempre più numerose le aziende che adottano strategie per favorire la quantità e la qualità del sonno e ottenere di conseguenza migliori performance professionali. Una ricerca dell’americana McKinsey, datata febbraio 2016, dimostra come l’insufficienza di sonno influisca negativamente sui risultati, in particolare nell’esercizio della leadership, causando significative perdite finanziare per le aziende stesse. Dallo studio, che ha coinvolto 81 organizzazioni aziendali e 189.000 persone in tutto il mondo, è emerso come i ‘goals’ raggiunti dai capi siano strettamente connessi alle abilità di team professionali di alto livello, e come, per ogni caso analizzato, sia provato il collegamento diretto fra qualità del sonno e leadership effettiva.

I ricercatori hanno messo in evidenza come dopo 17/19 ore di veglia, le performance di un determinato individuo su una serie di task siano equivalenti a quelle di una persona con un tasso alcolemico pari allo 0,05%, ovvero il limite legale fissato in diversi Paesi. Dopo 20 ore di veglia continuativa, le stesse persone hanno una reattività pari a quella di un soggetto con una concentrazione alcolica dello 0,1%, che negli Stati Uniti corrisponde alla soglia dell’ubriachezza.

Sempre dalla ricerca McKinsey emerge che alcune aziende, in particolare nel settore finanziario, hanno stabilito il divieto d’accesso ai manager durante i week-end, mentre un’azienda del settore IT ha previsto bonus da 7.500 dollari per il dipendente a patto che vada effettivamente in vacanza, con l’obbligo di disconnettersi dall’e-mail aziendale. Alcune forniscono gadget e strumenti per facilitare il sonno, come applicazioni che riducono la luce degli schermi di telefoni e pc (come f.lux), altre hanno allestito vere e proprie ‘rest room’, dove poter schiacciare pisolini da dieci fino a trenta minuti. Allo stesso modo sono emersi alcuni suggerimenti pratici che le aziende dovrebbero adottare nei confronti dei dipendenti, come incoraggiare a prenotare i voli la mattina presto piuttosto che quelli notturni, o a imporre un ‘black out’ alle e-mail di lavoro fra le 6 di sera e le 7 del mattino.

Il 70% dei manager coinvolti infine ha sottolineato come la ‘gestione del sonno’ debba essere insegnata nelle aziende, esattamente come vengono spiegate la gestione del tempo e la comunicazione in pubblico.

Ultimo aggiornamento: 8 Settembre 2016|