Il leader migliore è quello che dorme bene: è questa la conclusione dello studio della società internazionale di consulenza manageriale McKinsey & Company, che lo scorso febbraio ha pubblicato un report sul tema sonno e lavoro, dal titolo The organizational cost of insufficient sleep (I costi organizzativi di un sonno insufficiente).

Secondo lo studio, imparare a dormire bene è una condizione fondamentale per rendere meglio al lavoro, soprattutto per i manager: un buon sonno non migliora soltanto l’umore e la salute, ma anche le performance lavorative e – di conseguenza – il fatturato.

Dormire bene migliora la leadership

 

Sonno e lavoroPerché secondo McKinsey dormire male influisce negativamente sulle performance dei leader aziendali?

Studi scientifici hanno dimostrato che non dormire a sufficienza compromette soprattutto le prestazioni dei manager perché mina le loro qualità di leadership. Questo si spiega perché, a differenza di altre aree del cervello, la corteccia prefrontale, che dirige tutte le facoltà mentali di grado superiore (come il problem solving, il ragionamento e la pianificazione) non è in grado di far fronte a un’insufficienza di sonno.

Dormire poco o male influisce quindi negativamente su tutte le qualità principali dei leader, individuate da un’altra ricerca McKinsey nelle seguenti quattro: forte orientamento ai risultati, problem solving, trovare punti di vista alternativi e aiutare gli altri. Gli scienziati hanno dimostrato che un cervello non riposato non è in grado di focalizzare l’attenzione sia sul generale che sul particolare, mentre un buon sonno (o un sonnellino pomeridiano) aiuta il problem solving creativo, l’apprendimento e il processo decisionale. È  stato anche provato che chi non dorme abbastanza si fida meno degli altri e può fraintendere i messaggi non verbali, perdendo la capacità di entrare in sintonia con gli altri.

 

Sonno e lavoro: cosa possono fare le aziende?

 

Il 70% dei manager intervistati concorda su un punto: le aziende dovrebbero insegnare a dormire correttamente ai loro dipendenti. I consulenti McKinsey suggeriscono alcune soluzioni – appositamente pensate per le aziende – per aiutare i propri dipendenti a raggiungere performance lavorative più elevate grazie a un sonno migliore.

Oltre a programmi di formazione appositi per insegnare a dormire bene, vengono consigliate nuove politiche aziendali (alcune già in atto o in via di sperimentazione in alcune aziende):

  • Come prima cosa verificare che i dipendenti non soffrano di disturbi del sonno (come insonnia o apnee notturne), che causano sonnolenza e deficit d’attenzione.
  • Turni e lavoro da casa per diminuire lo stress e le perdite di tempo, permettendo all’azienda di essere operativa 24/7.
  • Orari ridotti e blocco delle mail in orari non lavorativi per frenare l’abitudine di lavorare tardi la sera.
  • Vacanze obbligatorie: è fondamentale prendere ferie e – soprattutto – non lavorare mentre si è in vacanza.
  • Stanze in ufficio appositamente pensate per dormire: secondo le ricerche un pisolino di 10-30 minuti migliora l’attenzione e la produttività fino a due ore e mezza.

A differenza degli sportivi, i leader aziendali fanno ancora fatica ad accettare che il sonno abbia un così grande impatto sulle loro performance: bisogna invece iniziare a considerare anche questo aspetto e le aziende devono trovare delle soluzioni efficaci per contrastare il tasso di abbandono dei dipendenti, la perdita di produttività e l’aumento dei costi sanitari derivanti dal sonno insufficiente.

 

Fonte: The organizational cost of insufficient sleep (febbraio 2016) – Di Nick van Dam e Els van der Helm

Link all’articolo originalehttp://www.mckinsey.com/business-functions/organization/our-insights/the-organizational-cost-of-insufficient-sleep?cid=orgfuture-eml-alt-mkq-mck-oth-1602#0

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Ultimo aggiornamento: 29 Aprile 2016|