Apnee notturne: quali sono le alternative alla CPAP?

L’uso di una CPAP è sicuramente la terapia più comune (e più conosciuta) per chi soffre della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS). L’apparecchiatura CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) è essenzialmente un piccolo ventilatore che immette nelle via aeree un flusso costante di aria pressurizzata che impedisce alle soffici pareti della gola (palato, faringe, lingua, epiglottide) di collassare durante il sonno, impedendo in tal modo la comparsa dei disturbi respiratori del sonno (DRS), costituiti da russamento e apnee notturne. Se adeguatamente impostata, si tratta di una terapia sicura ed efficace, con un alto tasso di successo.

Purtroppo, però, la CPAP non è tollerata da tutti. Uno studio ha stimato che circa il 40% di chi utilizza la CPAP non la ama molto e che circa la metà di loro ha smesso di utilizzarla dopo qualche settimana, a causa dei fastidi causati dalla maschera e dal flusso d’aria continuo. Molti trovano la CPAP estremamente scomoda o provano un forte senso di claustrofobia nell’indossare la maschera per tutta la notte. Altri, invece, si lamentano di ostruzione del naso e di secchezza della gola, della pelle irritata o delle difficoltà che hanno a espirare a causa della pressione dell’aria. Altri ancora trovano la CPAP incompatibile con la loro vita piena di impegni e di viaggi. Senza considerare il fatto che alcune persone escludono sin dall’inizio questa terapia. Questi e altri problemi rendono il rifiuto della CPAP una situazione molto comune: per fortuna oggi esistono diverse alternative per chi soffre di apnee notturne!

Considerando i grandi rischi per la salute che si corrono se non si tratta adeguatamente l’OSAS (problemi cardiaci, pressione alta, diabete, ictus, depressione, sonnolenza diurna causa anche di incidenti lavorativi e stradali ecc.) in questi casi vale sicuramente la pena di rivolgersi ad un Centro Specialistico competente per avere una adeguata assistenza nella ricerca di soluzioni alternative alla CPAP, tenendo conto che oggi esiste un ricco ventaglio di differenti scelte terapeutiche di provata efficacia.

NOTA: è necessario precisare che la scelta della terapia più adeguata deve essere sempre e in ogni caso stabilita da uno specialista esperto di medicina del sonno sulla scorta degli esiti di specifiche ed approfondite indagini.

1          Esercizi e cambiamenti dello stile di vita

I semplici accorgimenti finalizzati a migliorare lo stile di vita elencati, pur non curando da soli l’OSAS, possono però mitigarne la gravità. Inoltre, sono utili anche a chi usa la CPAP, perché possono migliorare l’efficacia della terapia consentendo di raggiungere risultati positivi più velocemente.

  • Perdita di peso

Indipendentemente dal peso, tutti abbiamo uno strato di “cuscinetti” di grasso nella zona del collo, più o meno spesso a seconda dell’indice di massa corporea. Se si è in sovrappeso i cuscinetti di grasso sotto il mento divengono piuttosto voluminosi, finendo per comprimere le vie aeree superiori durante il sonno e creando in tal modo i presupposti che portano a ostruzioni nel corso della respirazione notturna.

Seguire una dieta sana e fare esercizio fisico quotidiano aiuterà a ridurre anche le cellule di grasso del collo, oltre a migliorare il tono generale dei muscoli delle vie aeree superiori. Naturalmente si tratta di un grande impegno che richiede tempo, disciplina e pazienza: in ogni caso, perdere peso per tutti coloro che sono in sovrappeso è quasi sempre una buona strategia per prevenire l’insorgenza di malattie croniche, OSAS inclusa. Una semplice perdita di peso può diminuire la gravità delle apnee notturne e, in alcuni casi, può addirittura eliminare le forme più leggere di OSAS.

  • Esercizi per la gola

Esistono una serie di esercizi per lingua e gola ideati appositamente per migliorare il tono dei muscoli delle vie aeree superiori. Questi esercizi sono solitamente pensati per chi ha problemi legati al russare, ma possono avere anche una qualche utilità per chi soffre di OSAS di grado lieve o moderato. Per ottenere qualche risultato gli esercizi per la gola andrebbero fatti per 10 minuti ogni giorno, per una durata di almeno 3 mesi: non c’è prova che curino le OSAS, ma potrebbero alleviarne la gravità. Se non altro, si possono sicuramente utilizzare per rendere meno fastidioso l’utilizzo della CPAP.

2       Terapia posizionale

Si stima che circa 1 persona su 42 di coloro che sono affetti da apnee notturne soffra di quella che viene chiamata OSAS posizionale, caratterizzata dal fatto che la sintomatologia ostruttiva notturna si manifesta più frequentemente quando ci si trova in posizione supina, cioè sdraiati sulla schiena. In questi casi si possono ridurre i sintomi semplicemente facendo in modo di dormire sul fianco invece che supini. La terapia posizionale è una soluzione semplice, non invasiva e a basso costo che ha dimostrato di funzionare per alcuni casi di OSAS di grado lieve.

Il metodo più semplice per combattere l’OSAS posizionale consiste nel cucire una tasca sul retro della maglietta o del pigiama usati per dormire e di inserire al suo interno un pallina da tennis: quando ci si mette supini si avvertirà il fastidio provocato dalla pressione della pallina sulla colonna vertebrale e quindi, anche senza svegliarsi, ci si girerà sul fianco per evitarlo.

Al giorno d’oggi, oltre a questo semplice rimedio, disponiamo di una vasta gamma di prodotti appositamente progettati per incoraggiare il sonno in posizione laterale: oltre a speciali cinture per il corpo e a cuscini appositi, esistono anche devices di alta tecnologia come il “Night Shift”, un sensore applicato ad una fascia cervicale da indossare prima di coricarsi, che è in grado di riconoscere la posizione spaziale in cui viene posto e vibrare quando chi lo indossa si dispone in posizione supina.

Sebbene gli studi abbiano dimostrato che la terapia posizionale possa essere una valida soluzione per il russamento e le forme lievi di OSAS, questa terapia non può essere considerata un trattamento risolutivo ma solo complementare per i casi più gravi, in cui il collasso delle vie aeree non è correlato unicamente alla posizione assunta durante la notte.

3          Dispositivi intraorali (MAD)

I dispositivi intraorali sono un’altra valida alternativa alla CPAP, e sono di elevata accettazione dai parte dei pazienti visto il comfort e la semplicità di gestione. Questi dispositivi sono molto diversi dai semplici bite, e servono a spostare in avanti la mandibola oppure la lingua in modo da opporsi al collasso delle prime vie aeree prodotto dalla respirazione durante il sonno (che causa apnee e russamenti).

Anche se i dispositivi orali non sono adatti per tutti i pazienti affetti da OSAS, se usati correttamente sono una soluzione semplice ed affidabile, spesso la prima scelta per chi soffre di russamento e apnee del sonno di grado lieve o moderato. Il medico può anche suggerire di utilizzare questi dispositivi odontoiatrici in combinazione con la CPAP, per contribuire a ridurre la pressione dell’aria erogata con minori disagi per il paziente.

Esistono principalmente due apparecchi orali per contrastare l’OSAS, i dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD) e quelli di bloccaggio della lingua (TDR): vediamo le loro caratteristiche.

  • I dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD) sono simili a paradenti sportivi e funzionano facendo avanzare la mascella rispetto al mascellare superiore. Ciò porta all’avanzamento delle sedi mandibolari di inserzione della muscolatura palatale, faringea e della base linguale con un incremento della tensione delle pareti delle prime vie aeree sufficiente ad opporsi al loro collasso, responsabile di apnee e russamento. I MAD in tal senso utilizzano gli stessi principi del trattamento chirurgico con la differenza di non essere invasivi ed essere indossati solo durante la notte. Talvolta i MAD non eliminano completamente le apnee, ma semplicemente aiutano a ridurne il numero. In alcuni casi provocano disturbi a carico delle articolazioni temporo-mandibolari o mobilizzazione dei denti che ne rendono impossibile l’utilizzazione.
  • I dispositivi di bloccaggio della lingua (TDR), per certi aspetti simili a quelli di avanzamento mandibolare, vengono inseriti nella bocca, appoggiati alle labbra e posizionati sulla punta della lingua per favorirne l’avanzamento durante il sonno. A differenza dei MAD, i TDR rimangono al di fuori della bocca e producono l’avanzamento della base linguale tirando in avanti la punta linguale. Attualmente non hanno ampia diffusione.

Anche se esistono in commercio alcuni dispositivi orali universali, raccomandiamo sempre di far realizzare il dispositivo su misura. Infatti, come in tutte le terapie, la personalizzazione della terapia basandosi sul singolo soggetto aumenta la risposta al trattamento stesso. Questo dispositivo deve infatti adattarsi perfettamente alla conformazione oro-dento-facciale di ogni singolo paziente, consentire di mettere in atto le necessarie ritarature e ovviamente essere realizzato con un materiale robusto e resistente nel tempo. È quindi senz’altro raccomandabile affidarsi ad odontoiatri specializzati e competenti, in grado di operare in continua collaborazione con gli altri medici coinvolti.

4          Intervento chirurgico

Il vantaggio principale della chirurgia nel trattamento dell’OSAS è ovviamente quello di offrire una soluzione definitiva, che libera dalla necessità di dovere utilizzare quotidianamente dispositivi o apparecchiature più o meno complessi. Per tale motivo la chirurgia risulta da sempre molto interessante per chi soffre di questi disturbi.

Di norma, l’opzione chirurgica viene proposta al paziente solo dopo avere verificato che le terapie non chirurgiche illustrate precedentemente appena ricordati si siano rivelati, da sole, inutilizzabili, inefficaci, non tollerate o rifiutate dal paziente.

Purtroppo la classica chirurgia otorinolaringoiatrica dei disturbi respiratori del sonno, la Uvulopalatofaringoplastica in particolare, si è dimostrata incapace di garantire risultati soddisfacenti e per di più, essendo demolitiva, spesso anche responsabile di importanti disturbi disfunzionali o di fastidiose sequele postoperatorie difficilmente rimediabili. Per tale motivo la chirurgia tradizionale ha finito per  meritarsi una cattiva reputazione sia nel mondo dei pazienti che in quello degli addetti ai lavori, cioè dei vari specialisti che si occupano di questa patologia (come lo pneumologo, il neurologo, il cardiologo o l’internista) e che per questo motivo sono in grado di condizionare notevolmente gli orientamenti terapeutici.

Barbed Snore Surgery – La nuova chirurgia per russamento e OSAS

Fortunatamente, le alternative chirurgiche dell’otorinolaringoiatra si sono di recente arricchite di un nuovo approccio chirurgico, già ampiamente testato e validato, in grado di modificare in modo assai efficace l’eccessiva collassabilità dei tessuti soffici che formano le pareti della gola senza effettuare alcuna sezione o demolizione delle preziose strutture muscolari che sono in essa contenute, ovviando in tal modo ai frequenti disturbi funzionali lasciati dalla chirurgia resettiva tradizionale. Il concetto base di questa nuova tecnica infatti può essere paragonato a quello del moderno “lifting” facciale, che modifica l’aspetto del volto mettendo semplicemente in tensione le strutture fibromuscolari che lo compongono sospendendole con fili a solidi appigli osteofibrosi.

La nuova procedura elettiva adottata per i nostri pazienti è stata denominata Barbed Snore Surgery (indicata con l’acronimo BSS) dal suo ideatore, il Professor Mario Mantovani della Fondazione Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Consulente Scientifico di Sonnomedica. Questa procedura chirurgica si articola su di una serie di interventi chirurgici “modulari”, capaci di offrire a ciascun paziente una soluzione “su misura”, perché programmata a seconda della configurazione anatomica e dei risultati di un esame specifico denominato sleep endoscopy. Questa innovativa e rivoluzionaria tecnica roncochirurgica mininvasiva viene realizzata con fili autobloccanti e riassorbibili, denominati “barbed sutures”, ovvero speciali fili di sutura (ampiamente utilizzati da anni in chirurgia plastica, generale, ginecologica e traumatologica) capaci di agire sui tessuti senza necessità di venire annodati perché provvisti di speciali spicule capaci di fissarli nei tessuti.

I principali vantaggi della Barbed Snore Surgery sono:

  • la potenziale reversibilità, entro le prime 3 settimane
  • la ripetibilità e la buona tollerabilità: che derivano dall’assenza di qualsiasi demolizione di tessuto fibromuscolare essendo prevista in casi specifici la sola rimozione delle tonsille o di una sottile striscia di mucosa palatale;
  • la personalizzabilità: il rimodellamento è modulabile caso per caso in relazione alla conformazione anatomica ed ai risultati di una particolare indagine diagnostica di cui accenneremo più avanti denominata “sleep endoscopy”;
  • la comprovata efficacia (eliminazione del disturbo superiore nell’80% dei casi, nessun caso di sequela disfunzionale segnalato);
  • la associabilità alle altre procedure chirurgiche e non chirurgiche per il trattamento dei disturbi respiratori del sonno.

 

DISE – Drug Induced Sleep Endoscopy

Come dice il termine stesso, le manifestazioni tipiche dei disturbi respiratori del sonno, russamento ed apnee, insorgono solo quando il paziente dorme: da questa banale considerazione appare intuitivo quanto sia importante ai fini della terapia, di quella chirurgica in particolare, identificare nel paziente che sta dormendo dove e con quali modalità le pareti delle prime vie aeree collassino durante gli atti inspiratori, smascherando così in modo oggettivo la responsabilità dei singoli distretti nella genesi del russamento e delle apnee e potendo in tal modo programmare la procedura chirurgica più adatta per ogni singolo paziente.  Molti degli insuccessi chirurgici del passato sono infatti da attribuire non solo alla inadeguatezza delle tecniche utilizzate ma anche ad una programmazione effettuata sul paziente sveglio, basata esclusivamente su riscontri anatomici.

Oggi la programmazione chirurgica non può prescindere da una preventiva DISE – Drug Induced Sleep Endoscopy  (in italiano endoscopia in sonno), una sofisticata e collaudata procedura diagnostica eseguita con tecnica endoscopica sul  paziente che “dorme” di un sonno indotto da una leggera sedazione farmacologica. È una procedura sicura e rapida (della durata di circa 15 minuti) che viene effettuata in regime di day hospital dietro indicazione del medico.

La Sleep Endoscopy consente di visualizzare mediante una telecamera collegata al fibroscopio flessibile il lume interno delle vie aeree superiori (naso, rinofaringe, orofaringe, laringe) in modo da osservare direttamente quali siano i siti anatomici che collassano durante gli atti inspiratori, in modo da poter programmare per ciascun paziente dove ed in che modo intervenire.

Poiché, contrariamente a quanto accadeva con le tecniche chirurgiche precedenti che prevedevano una unica modalità attuativa, la BSS può agevolmente essere modulata a seconda delle necessità, è facile comprendere come sia oggi divenuto finalmente possibile “sartorializzare” la tecnica su misura per ogni singolo paziente. L’incontro tra BSS e Sleep Endoscopy si è pertanto rivelato una determinante arma vincente nella battaglia contro i disturbi respiratori del sonno.

 

Altre procedure chirurgiche

Esistono altri approcci chirurgici per combattere i disturbi respiratori del sonno: descriviamo brevemente le principali tecniche e procedure utilizzate.

  • Chirurgia nasale

Non di rado il paziente affetto da disturbi respiratori del sonno (russamento e apnee) lamenta una difficoltà respiratoria nasale dovuta a deviazioni del setto, ipertrofia dei turbinati o insufficienza delle valvole nasali interne. Va subito detto che la chirurgia funzionale del naso non è da sola in grado di curare i disturbi respiratori del sonno, ma può sicuramente contribuire a migliorare i risultati di altri trattamenti, la CPAP in particolare. È quindi assai frequente dover includere un tempo “nasale” nell’approccio al paziente affetto da disturbi respiratori del sonno e portatore di difficoltà respiratoria nasale, non solo basato sulla terapia chirurgica (turbinoplastica con radiofrequenze, settoplastica, rinosettoplastica, valvuloplastica per esempio), ma anche su quella farmacologica (uso di steroidi topici, allergoterapia, crenoterapia per esempio).

  • Adenotonsillectomia

A volte, l’ostruzione delle vie aeree può essere attribuita ad ipertrofia delle tonsille o delle adenoidi: la loro rimozione chirurgica potrebbe quindi fornire un notevole sollievo per le persone affette da forme gravi di OSAS. Questi organi si trovano nella zona di passaggio tra le cavità nasali e la faringe (adenoidi) e ai lati della faringe, di lato all’ugola. Quando sono eccessivamente voluminosi (ipertrofia o iperplasia) creano disturbi alla respirazione nasale (adenoidi) o ingombro del lume faringeo (tonsille), causando in tal modo russamento ed apnee. Nel bambino affetto da OSAS l’ipertrofia tonsillare è assai spesso la reale causa del problema e basta procedere alla loro rimozione per ottenere ottimi risultati. Nell’adulto la rimozione delle tonsille rappresenta spesso un tempo fondamentale nel trattamento chirurgico dei disturbi respiratori del sonno con le nuove tecniche non resettive (come la BSS).

  • Laser

L’impiego del LASER CO2 nella chirurgia dei disturbi respiratori del sonno ha conosciuto un periodo di grande notorietà negli anni ottanta con l’introduzione di un particolare intervento denominato LAUP (Laser Assisted Uvulo Palatoplasty) che offriva il grande vantaggio di potere essere effettuato in anestesia locale in ambulatorio. Purtroppo, i risultati di questa procedura, che prevedeva la resezione dell’ugola e l’accorciamento del palato molle, non ne hanno confermato la validità ed hanno fatto sì che la tecnica sia attualmente da ritenere obsoleta.

  • Uvulopalatofaringoplastica (UPPP)

Era l’intervento chirurgico più comune per combattere l’OSAS, utilizzato da decenni per trattare russamenti e altri disturbi respiratori legati al sonno. Questa chirurgia era connotata da una spiccata demolitività, finalizzata ad allargare l’ingresso delle vie aeree superiori in corrispondenza dell’istmo delle fauci, sacrificando palato molle, ugola, pilastri tonsillari e tonsille palatine, con l’intento di impedire il collasso delle pareti mucose responsabile dei disturbi respiratori del sonno del paziente.

L’UPPP, oltre ad essere assai dolorosa e con un recupero postoperatorio piuttosto lento e protratto, non ha mostrato di poter offrire risultati terapeutici ottimali (le percentuali di successo si attestano tra il 40 ed il 50%) ed ha dato origine in non pochi casi a sequele disfunzionali assai spiacevoli e difficilmente trattabili (tra cui la impossibilità di utilizzo della CPAP negli insuccessi postoperatori). A giudizio del nostro Consulente Scientifico è una tecnica da considerare obsoleta.

  • Chirurgia di avanzamento maxillomandibolare (MMA)

È un trattamento che è stato concepito in origine per correggere le malformazioni facciali (come il prognatismo) ed è basato sul rimodellamento dello scheletro facciale attuato mediante osteotomie, cioè sezioni della mandibola e del mascellare superiore, seguite dalla loro ricostruzione con placche o viti che fissano nella posizione desiderata i singoli frammenti ossei in modo tale da ottenere il risultato desiderato (in genere allungamento della mandibola e spostamento in avanti del mascellare superiore con ripristino di una normale occlusione dentale). Come è facile intuire, è un intervento piuttosto invasivo, che richiede un lungo periodo di recupero, ma che ha dimostrato di offrire un alto tasso di successo per i pazienti che soffrono di OSAS grave. Se immaginiamo lo scheletro facciale come una scatola ossea nel cui interno sono contenute le prime vie aeree, a loro volta ancorate alle pareti di questa scatola mediante muscoli e tendini, è facile comprendere come sia possibile ampliare e mettere in tensione le pareti delle vie respiratorie superiori senza toccarle ma allargando semplicemente la scatola in cui sono contenute.

Si tratta di un’operazione complessa e delicata che, a nostro giudizio, dovrebbe trovare una elettiva indicazione nei pazienti affetti da OSAS nel contempo portatori di malformazioni del massiccio facciale o, comunque, dotati di una scatola ossea facciale intrinsecamente insufficientemente ampia (micrognazia).

  • Neurostimolazione delle vie aeree superiori

Una delle ultime tecniche chirurgiche ideate per combattere le apnee notturne (ancora in via di sperimentazione) è la neurostimolazione del nervo ipoglosso, deputato ad innervare il muscolo genioglosso, la cui contrazione è capace di ampliare lo spazio respiratorio posto al di dietro della base linguale. Questa nuova tecnologia si compone di un elettrodo da porre chirurgicamente a contatto con il nervo ipoglosso e da un sensore che provvede a sincronizzare l’invio dell’impulso elettrico al nervo con gli atti respiratori in modo da impedire alla base linguale di cadere all’indietro ostruendo le vie respiratorie durante l’inspirazione.

Concludiamo dicendo che la chirurgia è sempre un impegno serio e tutte queste procedure presentano il rischio di complicazioni, necessitano di permanenza in ospedale e potrebbero causare disturbi futuri. Nessun procedimento garantisce il 100% di successo, quindi è necessario essere pienamente consapevoli di ogni aspetto del trattamento e delle modalità di recupero prima di considerare una soluzione chirurgica per combattere l’OSAS. In ogni caso, ogni singola situazione deve essere attentamente valutata da un medico o da un chirurgo esperto in medicina del sonno.

5          Differenti tipologie di CPAP

La CPAP è solo una delle possibili forme di ventilazione notturna a pressione positiva (PAP) utilizzate nel trattamento delle apnee notturne di medio-grave entità.

La possibilità di scegliere tra diverse apparecchiature (ovviando ai frequenti problemi di tollerabilità ed efficienza) facilita senza dubbio la diffusione dell’utilizzazione di questo prezioso strumento terapeutico. Naturalmente, la scelta dell’apparecchiatura e la modifica di ogni altro possibile dettaglio tecnico devono obbligatoriamente essere effettuate in accordo con lo specialista addetto.

  • BiPAP (Bilevel Positive Airway Pressure)

Una lamentela comune nei confronti della CPAP è la difficoltà di espirare contro la pressione d’aria fissa emessa dalla macchina. Le macchine BiPAP risolvono questo problema modificando la pressione dell’aria emessa a seconda di se si sta inalando o espirando, per offrire un migliore comfort. Quando si inspira, un sensore elettronico indica alla BiPAP di inviare più aria per eliminare le ostruzioni, mentre, durante l’espirazione, la pressione dell’aria emessa è ridotta, in modo che non si trovi alcuna resistenza nella respirazione.

La BiPAP consente quindi una respirazione facilitata e per questo è particolarmente adatta per i pazienti con problemi cardiaci e respiratori.

  • APAP (Automatic Positive Airway Pressure o AutoCPAP)

Anche la terapia con macchina APAP è pensata per risolvere il problema della pressione fissa dell’aria, perché permette di stabilire una gamma di impostazioni di bassa e alta pressione che si regolano automaticamente durante il sonno, fornendo la pressione migliore in ogni momento. Grazie a un algoritmo che rileva anche i minimi cambiamenti nella respirazione, la APAP è in grado di aumentare o diminuire la pressione dell’aria a seconda del bisogno.

A differenza della CPAP, chi sceglie la terapia con APAP deve preoccuparsi ancora meno delle varie impostazioni: in sostanza, dovrà solamente indossare la maschera, accendere la macchina e lasciare che il sistema faccia tutto il lavoro.

Anche se questi due dispositivi sono leggermente diversi dalla CPAP, non eliminano le principali obiezioni nei confronti di questa terapia. Infatti, molti pazienti sono alla ricerca di qualcosa di completamente diverso rispetto alla macchina CPAP.

6          Rivalutare la CPAP

Molti pazienti che iniziano a usare la CPAP la utilizzano per una settimana o due e poi ci rinunciano definitivamente. Quello che non considerano, però, è che il nostro cervello e il nostro corpo potrebbero metterci più tempo per adattarsi al suo utilizzo.

Prima di abbandonare definitivamente la CPAP e mettersi alla ricerca di trattamenti sostitutivi, chiedetevi se avete davvero provato ogni approccio per accettare questa terapia e se avete mai esplorato a fondo le sue diverse potenzialità.

A volte il fastidio per la CPAP può essere attribuito esclusivamente alla scelta di una maschera sbagliata. Un’ottima soluzione potrebbe essere quella di contattare il vostro fornitore per provare altre maschere.

Per altri pazienti, invece, la soluzione migliore potrebbe essere quella di partecipare a un gruppo di sostegno con altre persone che utilizzano la CPAP, in modo da ottenere supporto e suggerimenti direttamente da chi usa questa apparecchiatura già da tempo.

Infine, ricordiamo che non è mai una cattiva idea riprovarci di nuovo se, in un primo momento, non si è partiti col piede giusto. Infatti, molti pazienti hanno delle “false partenze” con la CPAP e, dopo averci riprovato una seconda volta, ne diventano dei veri e proprio estimatori: quindi, non rinunciate subito al trattamento con CPAP!

Rivolgetevi a un centro medico specializzato in medicina del sonno come il nostro per ottenere il giusto supporto per un migliore approccio nei confronti della CPAP: i nostri tecnici vi aiuteranno a trovare la  maschera giusta per misura e tipologia e vi proporranno i modelli più recenti e silenziosi di CPAP, aiutandovi a calibrare al meglio la vostra macchina. Vi sarà anche offerta assistenza se necessitate di nuove apparecchiature o di accessori o parti di ricambio. 

In conclusione: quale alternativa scegliere?

La terapia con CPAP ha un tasso di successo molto elevato (vicino al 100%) per il trattamento delle OSAS ed è quindi la scelta oggi preferita su tutte le altre, ma a volte è di difficile accettazione specie a lungo termine e per persone giovani.

Indossare una maschera durante la notte e inalare costantemente aria pressurizzata può essere davvero scomodo e claustrofobico, anche se quando si confrontano i benefici derivanti dall’uso di una CPAP e i disagi causati dall’indossare una maschera ci si rende subito conto che seguire correttamente una terapia con CPAP è di gran lunga la soluzione più rapida per trattare le apnee del sonno.

In ogni caso, chi soffre di apnee nel sonno e per vari motivi non vuole assolutamente utilizzare il trattamento con CPAP dovrebbe considerare attentamente tutte le alternative disponibili.

Per trovare la terapia adatta è fondamentale confrontarsi con un medico specializzato in medicina del sonno o con altri specialisti, quali neurologi, pneumologi, otorinolaringoiatri, chirurghi maxillofacciali/bariatrici e odontoiatri.

Ogni paziente dovrebbe sempre considerare l’efficacia delle diverse alternative, valutando con cura rischi e benefici, costi complessivi e disponibilità di avere un’adeguata assistenza nella propria zona di residenza. Anche l’impatto della scelta terapeutica sulle proprie attività quotidiane costituisce un importante fattore decisionale da considerare attentamente.

Si consiglia in ogni caso di discutere di tutte queste opzioni con un medico specialista in problematiche respiratorie nel sonno, che vi suggerirà le terapie più adatte per la vostra situazione. 

Contattaci per maggiori informazioni!

Ultimo aggiornamento: 16 Maggio 2018|