Secondo il Cambridge Dictionary, il WLB è “la quantità di tempo che dedichi al tuo lavoro rispetto alla quantità di tempo che trascorri con la tua famiglia e a fare le cose che ti piacciono”.

 

Un po’ di storia

Il termine “equilibrio tra lavoro e vita privata” sembra che sia comparso per la prima volta negli anni ’80 nel Regno Unito quale rivendicazione del Movimento di Liberazione delle Donne che sosteneva la necessità di avere diritto ad orari flessibili e congedi di maternità per le donne: questo vuol dire che abbiamo trascorso un’intera vita lavorativa alla luce di questo principio.

Il concetto è sicuramente importante e con un evidente razionale: dividere in modo equilibrato il proprio tempo e le proprie energie tra il lavoro ed altri aspetti importanti della propria vita aumenta il benessere della persona e allo stesso tempo migliora sia la motivazione sia le prestazioni a lungo termine sul lavoro.

Oggi il concetto di WLB è ben consolidato, anche se non spesso praticato e realizzato, ed è opinione comune che lo sbilanciamento di questi elementi porti a diminuzione della soddisfazione sul lavoro, della produttività e creatività e anche, come estremo, al burn out.

Più recentemente è nato il concetto di work-life integration in quanto, ad esempio, l’University of California di Berkeley indica di evitare la competizione tra lavoro e vita anche grazie alla possibilità di lavorare ovunque e secondo tempi non rigidamente stabiliti (sia questo un vantaggio o uno svantaggio).

In questi anni di pandemia è poi noto come le persone abbiano molto rivalutato gli spazi dedicati alle attività personali, apprezzato in molti casi lo smart working e preso decisioni anche radicali (si veda il fenomeno del “Great Resignation”).

 

Il fattore “sonno”

Ma in questa giusta somma di lavoro e vita personale mancava un addendo fondamentale: il tempo da dedicare al sonno, perché abbiamo sempre e solo 24 ore di tempo da dedicare all’insieme delle tre attività: è facile fare i conti equilibrando due componenti senza il vincolo della terza che di solito deve sempre valere 7-8 ore.

Il concetto anche qui non è nuovo: addirittura nasce dall’attivista sindacale Robert Owen, che coniò nel 1817 la frase “8 ore di lavoro, 8 ore di ricreazione, 8 ore di riposo“.  Ma allora i team erano strutturati diversamente: il problema che emerge ora inconfutabile dalle innumerevoli ricerche a livello mondiali è che le persone in età lavorativa (e i giovani studenti) dormono in modo insufficiente.

Se siete tra quelli che sentono di non avere abbastanza tempo durante la giornata per fare tutte le cose in agenda, è probabile che siate in quella maggioranza della popolazione che sacrifica il sonno.. È evidente come sia il lavoro richieda spesso più spazio così come la cura delle amicizie e della famiglia e che le attività ricreative e sociali, ora anche online, occupino sempre più tempo, tempo che viene tolto al riposo e al sonno.

 

La correlazione tra sonno, salute e produttività

Si parla sempre di “equilibrio tra lavoro e vita privata”, ma vita, sonno e lavoro sono elementi  indissolubilmente intrecciati. Più ore lavorate o impegnate in attività personali significano spesso meno ore di sonno, il che influisce sulla produttività, sulle capacità cognitive, sui livelli di stress e sulla salute perché la quantità di sonno necessario non è negoziabile, non è fungibile e va sempre assicurata.

Questo sacrificio è più dannoso di quanto si pensi. Non dormire a sufficienza influisce sulla memoria, sul peso, sull’umore, sulle relazioni, sulle prestazioni e sulla creatività. E più importate ancora la mancanza di sonno di qualità è stata collegata a problemi di salute come malattie cardiache, infarto, diabete e obesità.

È quindi necessario introdurre nelle nostre società e nelle nostre organizzazioni il Work-Life-Sleep Balance. C’è chi lo ha già fatto e ne parleremo a breve.

 

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Ultimo aggiornamento: 13 Marzo 2022|